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IL VIAGGIO DI YAO
– SABATO 13/04 | ORE 21:15
-DOMENICA 14/04 | ORE 16:00 E ORE 20:30

Il Viaggio di Yao è un film di genere commedia del 2018, diretto da Philippe Godeau, con Omar Sy e Lionel Louis Basse. Durata 103 minuti. Distribuito da Cinema Distribuzione.

Il viaggio di Yao, il film diretto da Philippe Godeau, racconta la storia di Yao (Lionel Basse), che vive nel nord del Senegal, ha tredici anni e vuole incontrare a tutti i costi il suo idolo: Seydou Tall (Omar Sy), un celebre attore francese invitato a Dakar per presentare il suo nuovo libro.
Per realizzare il suo sogno Yao organizza la sua fuga a 387 km da casa. Toccato dal gesto del ragazzo, Seydou decide di riaccompagnarlo a casa attraversando il paese…
Tra mille avventure per la strana coppia sarà un rocambolesco ritorno alle radici.

Seydou Tall, star del cinema francese, bello, adorato e ricchissimo, non è altrettanto adulato da un’ex moglie ostile che gli impedisce di vedere l’adorato figlio seienne Nathan. Quando la donna non autorizza il bambino ad accompagnare Seydou in un tour promozionale della sua autobiografia in Senegal, sua terra d’origine, l’uomo si ritrova da solo in un paese che conosce solo dalla geografia. Giunto a Dakar l’attore incontra Yao, un ragazzo di 13 anni che ha viaggiato 400 Km per un suo autografo: commosso dal gesto, Seydou decide di riaccompagnarlo al villaggio e così facendo sovverte ogni piano iniziale e – in un certo senso – il senso della sua vita.

Classico road movie alla scoperta delle proprie radici, Il viaggio di Yao è naturalmente il controcampo del ben più estremo e intimo percorso di Seydou, adulto “sradicato” in una “terra bianca” (la Francia) che ragiona da “bounty”, cioè da bianco di pelle nera. Il Romanzo di Formazione è dunque bilaterale: da una parte per Yao (Lionel Basse, magnifico), il ragazzo senegalese che fa il suo ingresso nel mondo dei grandi attraverso la “porta dei sogni”, dall’altra per l’adulto Seydou che retrocede alle sue origini e radici per scoprire un’identità confusa e rimossa, nonché il significato di essere padre. Se il viaggio iniziatico ha, fin qui, poco di originale, ben più interessante è l’aspetto ambientale, che vede un’Africa smart pur nella sua “semplicità” capace di sorprendere un parigino agiato e poco avvezzo all’arte di arrangiarsi. L’attore franco-senegalese divenuto popolare per Quasi amici si muove agilmente nei panni di un personaggio che gli è stato cucito addosso per un film che lo riguarda da vicino e che per questo ha deciso di co-produrre.

Valutazione Pastorale

Philippe Godeau è soprattutto produttore, come regista ha diretto due titoli mai apparsi in Italia, Le dernier pour la route (2009), 11.6 (2013). Questo è senz’altro il suo progetto più articolato e ambizioso, una storia che mette insieme molte suggestioni: il successo e la scoperta delle emozioni genuine; la terra dove si vive e il ritorno in quella dove è cresciuta la famiglia; il figlio che si lascia e quello inatteso che si trova in una nuova realtà. Tutti questi contrasti sono vissuti e restituiti attraverso gli occhi di Seydou e di Yao che da sconosciuti sono destinati ad accendersi in un rispetto reciproco profondo che li porterà quasi a scambiarsi i ruoli. Il copione, va detto, fatica un po’ a mettersi in movimento, risultando fin da subito agganciato ad un che di prevedibile e scontato: Seydou è conquistato dalla simpatia di Yao e decide di accompagnarlo per il ritorno a casa. Ma dietro i fatti c ‘è qualcosa di più forte, di profondo che porta a cementare l’amicizia tra i due. Conquistato da questo ragazzino che sa leggere e conosce autori e romanzieri, Seydou si lascia andare, il resto del gioco è nelle atmosfere ‘magiche’ di un Africa misteriosa e suadente, di un mare bello e coinvolgente, di una vita quotidiana differente: il tempo africano –dice il regista- e il tempo occidentale non sono gli stessi. C’è un impatto potentissimo. Così anche il rapporto tra colonizzatore e colonizzato si rovescia, e un nero ma appare ‘bianco’ nel modo di fare in quanto occidentalizzato. Analizzato con cura, osservato con sguardo attento e rigoroso ma non moralista, il film vive di molti respiri visivi e di profonda luce esteriore pronta a diventare fonte di nuovo modo di vivere le cose e il mondo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.