,

Venerdì 15/12 | Ore 21:00
Sabato 16/12 | Ore 18:00
Domenica 17/12 | Ore 16:00 e 21:00
Sabato 23/12 | Ore 21:00
Domenica 24/12 | Ore 16:00
Martedì 26/12 | Ore 16:00 e 21:00

STAR WARS – GLI ULTIMI JEDI

Genere: fantascienza, avventura, azione | Diretto da: Rian Johnson, Mark Hamill, Carrie Fisher | Durata 152 minuti

ATTENZIONE, SPETTACOLO DI SABATO 16/12 ANTICIPATO ALLE ORE 18:00!!!

Dopo aver mosso i primi passi in Il Risveglio della Forza, la coraggiosa Rey (Daisy Ridley) prende in mano le redini del suo destino nel secondo capitolo della nuova trilogia ambientata trent’anni dopo Il Ritorno dello Jedi, Star Wars: Gli ultimi Jedi.
La Forza scorre nella giovane mercante di rottami, ma ha bisogno di un maestro che le insegni a controllarla. Rivelata la mappa che traccia la rotta per il nascondiglio segreto di Luke Skywalker (Mark Hamill), la ragazza attraversa l’universo fino al pianeta sperduto dove il cavaliere jedi si è ritirato in esilio volontario. Si inerpica lungo sentieri impervi, perlustra gli angoli più selvaggi dell’isola per incrociare lo sguardo del leggendario guerriero che ha combattuto e sconfitto l’Impero, e porgergli la vecchia spada laser appartenuta alla sua famiglia. Il gesto significativo riprende ed eguaglia il passaggio di testimone avvenuto nel corso della saga, nella quale l’allievo assume infine il ruolo di mentore. Intuitiva e tenace, Rey è la capofila delle nuove leve Jedi, pronta a contrastare le forze del sinistro Primo Ordine, in aiuto della Resistenza. Accanto a lei ritornano l’ex assaltatore Finn (John Boyega), il pilota di X-wing Poe Dameron (Oscar Isaac), l’occhialuta aliena Maz Kanata (Lupita Nyong’o tramite performance capture) e il Generale Leia Organa (nell’ultima interpretazione di Carrie Fisher). Tra i servitori del Lato Oscuro, con il volto sfregiato dall’ultimo scontro con Rey, ritroviamo Kylo Ren (Adam Driver), influenzato dalla misteriosa figura del Leader Supremo Snoke (Andy Serkis tramite performance capture).
Diretto dal fan della trilogia originale, Rian Johnson, nell’Episodio VIII J.J. Abrams torna in veste di produttore esecutivo.

Una lettura pastorale di The last Jedi

“Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la Grazia” (Rm 5,20), così scriveva San Paolo ai romani comunicando la novità strabiliante del Vangelo di Gesù. Notte e giorno, buio e luce, peccato e Grazia, la vita del cristiano non è quella di un perfezionista che non sbaglia mai; paradossalmente è proprio nel lato oscuro di una vita che gioca al ribasso, votata al compromesso e non libera, che si manifesta la strada della pienezza in Cristo Gesù. Questa è la condizione di noi tutti.

“L’oscurità cresce e la luce con essa”, da quale pulpito! E’ proprio il male incarnato, il signore dell’oscurità, il leader supremo Snoke, il più cruento villain della saga di Star Wars a comunicare inconsapevolmente, che il male non è mai l’ultima parola. Anche il più recente episodio, The Last Jedi, si presenta come qualcosa di più che un film da citazioni per nerd, anzi, come tutta la saga, ci fa riflettere sulla vita e il senso ultimo del nostro esistere.

A volte, infatti, basta lasciarsi andare alla visione di un film che ci appassioni per aprire il vaso di Pandora di mille domande che ci interrogano, anche se siamo felici o almeno diciamo di esserlo. La sete di vita, la sete di Dio che ci contraddistingue come suoi figli, ci fa commuovere di fronte a una scena che parla di eternità, probabilmente perché quell’eternità è anche casa nostra. Cosa ci facciamo su questo pianeta? Perché abbiamo questo corpo e non un altro? E così le domande corrono veloci, coinvolgendo affetti, relazioni, passioni e aspettative. Luke Skywalker, finalmente rintracciato da un’entusiasta Rey, pone la stessa domanda alla ragazza, la quale, imbarazzata e commossa per una richiesta che spesso ha risuonato dentro di lei, confessa “sono qui per qualcosa che c’è sempre stato e mi fa paura”. Dio convive con tutto questo, con le cose più intime che magari non raccontiamo a nessuno, ci conosce nel segreto di tutto il bello e il brutto che ci appartiene. Non si vergogna di noi e non ci accusa, ma vuole che di tutto questo non facciamo un terreno sterile. Come possiamo d’altronde tenere per noi il bene che abbiamo ricevuto, i doni, i talenti, le passioni e infine la Grazia che ogni giorno accogliamo? Se veramente le domande bruciano nel cuore, allora è arrivato il momento di cercare qualcuno che ci mostri il nostro posto. Rey è l’icona della ricerca della verità: corre, si arrampica, scala e grida per invocare un aiuto da Luke, l’unico che poteva risolvere la domanda che le bruciava dentro, cioè come vivere in pienezza per non cadere nelle trame della tenebra.

Questa scalata verso la verità non esime nessuno dalla fatica, d’altro canto è molto più facile e confortevole vivere senza un ideale, credere che la vita sia una semplice successione di istanti senza senso. Chi ha visto il film si sarà senz’altro stupito dell’innesto del curioso hacker balbuziente DJ, interpretato da Benicio del Toro che, con un’occupazione che di certo non brilla per iniziativa, invita a vivere una libertà falsa, una menzogna: “vivi libero, non schierarti!”. La libertà è invece prendere parte, schierarsi, metterci la faccia e correre per far emergere le proprie domande. Significa cioè desumere dagli insegnamenti di Luke che “nessuno è mai davvero perduto”, a patto di realizzare che non siamo noi a darci la felicità, essa è una vocazione donata, è chiamata alla libertà. E’, in ultima analisi, accettare e vivere quella Grazia di vita che riceviamo con predilezione. Gesù nel Vangelo dice “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16), d’altronde quale libertà cercheremmo al di qua delle nostre aspirazioni? Siamo chiamati a una vocazione alta, che parla dentro di noi, ma non siamo noi a parlare.

La Forza dell’universo Star Wars è la Grazia dei figli di Dio, l’azione dello Spirito dentro ogni uomo “che intercede per noi con gemiti inesprimibili”(Rm 8,26), è lo Spirito a portare la vita e a renderci testimoni di Gesù. “Avrete Forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), il Signore ci invita a seguirlo con tutto noi stessi, senza risparmiarci, consapevoli che non siamo soli. La stessa Rey ha bisogno dell’aiuto di Luke per vedere dentro di sé la vera natura della Forza, che non è coercitiva, non impone rigidi dettami, ma solo a uno sguardo finalmente profondo si rivela come “equilibrio e vita”. Vivere nella Forza dello Spirito è dunque la vocazione di ogni cristiano, per guardare con sincerità alla propria vita e anche al proprio passato che può essere ferito da peccati altrui, macchiato dal lato oscuro di scelte sbagliate. Tuttavia Colui che è venuto per i peccatori ci viene a incontrare proprio in questo fondo oscuro dove invece il tentatore, come Kylo Ren, invita Rey a distruggere il suo passato per diventare ciò che vuole. “Tu vieni da niente, sei niente!”, bella tentazione! Davvero acuta, effettivamente cosa potrebbe guastare maggiormente una così alta speranza che abbiamo per essere figli di Dio, se non la negazione della nostra trascendenza? Viviamo dunque da figli di Dio quali siamo! Kylo Ren è esattamente la personificazione di questo rifiuto della Grazia. Non un cattivo deciso, spietato, il classico villain, ma al contrario: un indeciso, un ignavo, incapace di prendere parte, di schierarsi. E infatti il lato oscuro prende parte al suo posto, lo indirizza, lo giudica (“Sei solo un ragazzino con una maschera!”), e infine lo governa. La forza della vocazione cristiana, che è vocazione alla santità e alla vita, è quindi dentro di noi, è una proposta che attende solo la nostra fiducia oltre ogni caduta o debolezza. Sarà l’apparizione chiave del mitico maestro Yoda a incoraggiarci su questo – “il più grande maestro, il fallimento è!” – ovvero come direbbe ancora Paolo “quando sono debole allora sono forte” (2Cor 12,10) grazie a Gesù che ha già vinto per noi la morte, la disperazione, il vuoto, la depressione, l’oscurità.

Cos’è dunque la fede? E’ accettare questa proposta di salvezza in libertà e fiducia, è gettare le armi con cui ci siamo difesi da sempre, è comunicare a chi ci è accanto il senso più profondo della vita. Allora la conversione, la testimonianza, la fede, tematiche che, in un’ottica cristiana, ritroviamo in questo episodio come in tutta la saga di Star Wars, sono chiamate a rapporto in quella che forse è la scena più significativa del film. Mentre Kylo Ren si lascia possedere dal lato oscuro, e continua a usare la Forza per costringere ed opprimere gli altri, Rey con la stessa Forza, solleva le pietre di un tumulo di morte per liberare i suoi amici. Il tutto è rappresentato in un’affascinante simbologia pasquale in cui Cristo, Colui che ha vinto la morte e ci dona la Forza, continua a risorgere in ogni nostro gesto di sacrificio, di amore e di fraternità.

L’Ep. VIII della saga creata da Lucas sancisce un punto a capo

Dopo la morte di Han Solo, la principessa Leia continua a comandare la lotta della Resistenza contro l’Impero e la giovane Rey vola sull’isola ove Luke Skywalker si è rifugiato in totale isolamento. Nel frattempo Kylo Ren – Ben Solo mostra i suoi sentimenti contraddittori verso la Forza Oscura e quella Buona verso le quali è incoraggiato rispettivamente dal grande imperatore e dal proprio DNA, quello appunto di Leia e di Han Solo. Sul fronte dei ribelli, infine, Finn e Rose Tico (nuovo personaggio) vanno alla ricerca di “apricodici” nell’attesa di uno scontro finale ove tutti i personaggi si incontreranno in uno scenario esplosivamente epico. 

In una galassia lontana lontana.. L’incipit come garanzia di appartenenza non mente: così l’VIII episodio – il secondo della trilogia sequel – di Star Wars definisce ancora una volta ed inequivocabilmente la propria aderenza partecipativa alla saga più iconica del cinema di fantascienza, e lo fa con la non facile rinuncia a delle scelte che oggi apparirebbero più cool se non attuali. L’impressione offerta dalla visone de Gli ultimi Jedi è difatti essenzialmente quella di un’opera volutamente artigianale, quasi “grezza” fra rughe e difetti, beffando opzioni di esaltazione tecnica audiovisiva altrimenti assicurate. Questo non significa che la tecnologia utilizzata (peraltro in 3D) non sia di estrema avanguardia ma semplicemente che sia funzionale a una resa quasi antica. Partendo da questo assunto squisitamente estetico si erge l’edificio etico della creatura di George Lucas, saga intimamente famigliar-romantica posizionata nell’outer space & outer time. 

Al timone di questa “terra di mezzo” fra il primo film della trilogia diretto da J. J. Abrahams e il gran finale (forse) dell’intero franchise è Rian Johnson, un autore indie e spurio (è anche musicista)  ed è probabile sia stato designato per continuare la vivacità narrativa e drammaturgica impostate dal più blasonato collega. Il problema è che Johnson, che de Gli ultimi Jedi è anche sceneggiatore, sembra qui travolto da una regia timorosa, quasi reverenziale rispetto ai magistrali predecessori, Lucas in primis. Il risultato è un’opera che alterna buone se non ottime trovate a momenti anonimi, quasi bidimensionali in termini sia di scrittura che di psicologia dei personaggi. Se gli animaletti assai Disney-style dilettano lo spettatore, i character (specie i giovani, destinati ad assumere il ruolo di reali e unici protagonisti nel prossimo episodio) mantengono una severa seriosi laddove spesso sarebbe evitabile, con pochi e appannaggio solo di alcuni, acuti d’ironia. Detto questo, la battuta facile non manca in Ep. VIII ma poche tracce lascia nella memoria dello spettatore, certamente più raccolto attorno ai grandi “vecchi” Luke Skywalker/Mark Hamill e soprattutto alla compianta Carrie Fisher nella sua ultima apparizione sul grande schermo nei panni dell’indimenticabile principessa Leia.